Anello Lame – Montetortore – Montevento – Itinerario delle Betulle – Art in Wood – Museo del Castagno (MO – Facile – 11,7 km – dislivello 426m)

Un facile percorso che attraversa principalmente aree boschive, spesso intervallate con ruscelli. Lungo il percorso visiteremo i suggestivi ruderi del castello di Montetortore, lo storico insediamento di Dragodena con una bella casa Padronale, il bosco delle betulle, Art in Wood ed infine il Museo del Castagno.

Il percorso inizia nella frazione Lame di Zocca sulla via Mavore lungo la quale possiamo facilmente parcheggiare. Poco dopo la partenza superiamo l’Oratorio delle Lame dopo il quale proseguiamo per un breve tratto su una strada asfaltata prima di entrare nel bosco. Si tratta di un bosco prevalentemente di castagni, come ci si aspetterebbe nei pressi di Zocca, ma qua e là si troviamo anche delle querce.
Dopo quasi due chilometri attraversiamo uno spiazzo con bei panorami prima di raggiungere San Rocco. Eretto alla fine della peste del 1630, presenta una copertura a capanna con finestrelle ovali in facciata, ai lati del portale d’accesso ad arco a tutto sesto. Il campanile e l’edificio addossato al lato destro sono un’aggiunta del secolo scorso. Da San Rocco facciamo prima una deviazione per Montetortore e poi proseguiamo di nuovo nel bosco.

CASTELLO DI MONTETORTORE
Il Castello di Montetortore a Zocca è menzionato per la prima volta nel 1179 quando viene citato in una donazione di terre.
L’etimologia del nome è incerta. Tra le versioni più verosimili, figurano la derivazione dal latino Turtur, tortora o, con maggiore verosimiglianza, da Mons trium turrium, cioè monte delle tre torri.
Data la posizione strategica e favorevole, Il Castello e il suo Borgo fortificato furono per lungo tempo contesi fra i comuni di Modena e Bologna. Il Castello si trovava infatti in un punto tale da impedire ogni ulteriore costruzione che ne limitasse la vista.
Quando venne distrutto nella prima metà del ‘200, fu tempestivamente ricostruito. Pur conoscendo nei secoli alterne vicende fatte di distruzione e incuria, sono ancora presenti alcune testimonianze dell’antico edificio. Fra queste, alcuni resti di muri, un portale ad arco a sesto acuto, una delle torri (trasformata poi in campanile) e una cisterna coperta da una poderosa volta a botte.
La chiesa del Castello, più volte ingrandita nel tempo e danneggiata dai bombardamenti, è stata interamente restaurata. La sua dedicazione a San Geminiano, mantenuta fin dal Medioevo, ha rivendicato nei secoli l’appartenenza del Castello alla città di Modena. La vasta canonica, anch’essa restaurata, è il frutto di diverse fasi costruttive intorno a un primitivo nucleo quattrocentesco, tuttora testimoniato da un portale in arenaria recante tracce di incendi e da feritoie dell’epoca.
(fonte: https://www.terredicastelli.eu/luoghi-di-interesse/castello-di-montetortore/ )
Il cimitero è interessante da vedere, anche per le colonne con le formelle splendidamente decorate donate dal gruppo montetortore

Ruscello

Come detto, da Montetortore torniamo a San Rocco e poi proseguiamo per la nostra strada nel bosco. Ci sarebbero anche scorciatoie, ma la qualità di questi sentieri non sembrava così buona e sono quindi state evitate. Al momento (si scrive all’inizio di febbraio) troviamo lungo il percorso molto elleboro verde e anche le prime primule e l’erba trinità in fiore.
Poco dopo San Rocco si entra in una vallata con un bel ruscello. Sul versante nord di questa valle si trovano bellissime felci. C’è anche una piccola cascata indicata, ma non era molto impressionante ed è stata quindi lasciata fuori dal percorso.
Uscendo dalla valle si giunge a Montevento dove si trova una bella area picnic appositamente attrezzata per i viandanti. Come suggerisce il nome, questo è un luogo con venti relativamente forti. Naturalmente è piacevole in estate, ma in inverno è molto fresco (da qui le bellissime felci nelle vicinanze). Dopodiché attraversiamo nuovamente la foresta, ora spesso con ruscelli, prima di arrivare a Dragodena. A Dragodena troviamo alcune dimore storiche tra cui una casa Padronale con torre cinquecentesca. Da qui seguiamo per un breve tratto una strada asfaltata prima di entrare nell’area d’interesse naturalistico Monte S. Giacomo. Iniziamo ora la nostra salita sul Monte S. Giacomo, e la prima cosa che incontriamo sono alcune imponenti castagne secolari.

Dragodena – Casa padronale con torre cinquecentesca

Monte S. Giacomo – castagni e betulle.
Se un tempo si attribuiva grande valore ai castagneti, c’erano molte ragioni: essi davano nutrimento, legna da ardere e da falegnameria, foglie secche per la lettiera del bestiame. Oggi questi prodotti hanno perduto del loro valore ma i castagneti, per il loro aspetto di prati alberati, rimangono luoghi di grande attrattiva turistica. In primavera nei castagneti si trovano anemoni, primule, viole e orchidee spontanee. All’inizio dell’estate, mentre tra l’erba più alta compaiono gigli rossi e campanule si diffonde l’odore intenso dei fiori di castagno da cui le api producono un miele scuro, ricco di proprietà medicamentose. L’autunno è la stagione di castagne e marroni e nel sottobosco si trovano porcini, russole e galletti. Il castagneto, oltre ad essere parte della storia locale è anche un elemento molto importante del paesaggio. Le chiome degli alberi, con il loro verde intenso, rendono piacevole una visuale panoramica o rinfrescano, con la loro ombra, un momento di riposo. Nei tronchi nodosi degli alberi secolari trovano riparo uccelli notturni, picchi e diverse altre specie di animali.

Nonna Betulla

Nell’area di Monte S. Giacomo si trova un biotopo di Betulla bianca. La betulla è una pianta tipica del paesaggio mitteleuropeo alpino, e raggiunge in Italia il limite di diffusione meridionale dell’areale che si estende a settentrione fino al Circolo Polare Artico. Lungo il dorsale appenninica è possibile incontrarla in stazioni isolate dove questa bellissima pianta ha trovato un microclima adatto alle proprie esigenze: temperature estive non troppo elevate ed umidità relativamente alta. Risultano censiti oltre 30 siti di betulla fra la Liguria, L’Emilia Romagna, la Toscana, il Lazio, l’Abruzzo e la Campania. Le betulle presenti sulle pendici dell’Etna in Sicilia, fanno parte di una specie endemica.
In Emilia Romagna si conoscono 5 nuclei: Campigna nel Forlivese, Bosco del Corniglio nel Parmense, Bocca di Ravari nel Bolognese, Bosco del Faeto (Serramazzoni) nel Modenese e Bosco delle Betulle di Monte S. Giacomo (Zocca) nel Modenese
Nel biotopo dove passiamo sul Monte San Giacomo la betulla è di origine spontanea e si estende per circa un ettaro all’interno di un vecchio castagneto da frutto. Lo sviluppo vegetativo maggiore è in un impluvio, con una popolazione censita di circa mille piante di betulla fra giovani e adulte. Il nucleo pioniere lo troviamo nella zona nord dell’area con alcuni esemplari di notevole dimensioni: da notare “nonna betulla” di oltre 100 anni.

Il nostro itinerario sul Monte S. Giacomo segue il sentiero delle betulle e possiamo ammirare da vicino questi splendidi alberi. Superata la vetta del Monte S. Giacomo, lasciamo il bosco di betulle e arriviamo alla mostra all’aperto Art in Wood. Art in Wood è un laboratorio creativo per la realizzazione di opere con materiali naturali nei boschi di Monte S.Giacomo a Zocca (Mo), avente come oggetto il rapporto fra l’uomo, la natura, il contesto di vita finalizzato alla valorizzazione dell’ambiente. Un’iniziativa aperta ad artisti professionisti e non, interessati a lasciare una loro “impronta” sull’Appennino. Le opere si trovano lungo la strada sterrata che percorriamo e anche lungo i piccoli sentieri forestali che costeggiano il nostro percorso. La mostra è costantemente integrata con nuove opere. Il 2021, in particolare, è sembrato un anno produttivo, a giudicare dal numero di opere recenti. Questo potrebbe essere uno dei pochi effetti positivi del lockdown!
Quando abbiamo percorso completamente la zona con Art in Wood, arriviamo al museo del Castagno e del Borlengo.

Museo del Castagno e del Borlengo
In omaggio al castagno, tanto importante per Zocca, nella splendida e storica cornice dell’Antico Ospitale di S. Giacomo, sorge il Centro documentazione Museo del Castagno. Il museo costituito da tre sale, ripercorre la storia della castagna attraverso gli oggetti ad essa legati, gli strumenti per la cura del castagno e per la lavorazione dei suoi prodotti, i caratteri di quest’albero, la sua distribuzione, le malattie e gli innesti.

Tra gli alberi intorno al museo troviamo una serie di tavoli da picnic.
A due passi dall’Ostello e dal Museo del Castagno e del Borlengo si pratica uno sport tradizionale, il lancio della Ruzzola presso i treppi (le piste).
Dopo il museo resta una breve passeggiata su una comoda strada asfaltata prima di tornare al punto di partenza.

Il percorso

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