Alla ricerca dei tesori di Carpineti (RE – medio – 10,8km – dislivello 460m)

Un itinerario molto vario attraverso zone dalla natura incontaminata intervallate da diversi luoghi di interesse culturale e storico. Seguiamo inoltre un tratto di crinale con frequenti scorci e imponenti formazioni rocciose di interesse geologico.

Il percorso inizia al cimitero di Carpineti dove disponiamo di un ampio parcheggio. Cominciamo con un tratto su strade sterrate attraverso una area di terreno agricolo fino a Carpineti.

Entrando a Carpineti oltrepassiamo alcuni negozi e altre attività commerciali prima di arrivare in centro. Il centro intorno al municipio merita una visita. Al lato del municipio c’è una piazza dove si svolge un mercato settimanale il mercoledì, il che lo rende ancora più accogliente. Nella zona intorno al municipio ci sono anche alcuni bar.

Da qui la nostra passeggiata continua verso il castello e il crinale.
Inizialmente seguiamo un tratto dell’antica Via Matildica del Volto Santo. È un cammino lungo 285 chilometri che collega due città WH Unesco, Mantova e Lucca, passando per Reggio Emilia. Porta dalle Pianure del Po, attraversando l’Appennino Tosco Emiliano, alle valli della Garfagnana. Si tratta di un cammino crocevia tra Europa e mediterraneo che portava i pellegrini a venerare il Volto Santo di Lucca, il celebre crocifisso databile tra l’VIII e il IX secolo.

Ad un certo punto giungiamo ad un bivio dove è indicata the Big Bench (la Panchina Gigante). Ciò suggerisce che è nelle vicinanze, ma non è cosi. Proprio come le proporzioni della panchina qui la scala della distanza è sproporzionata……
(Non andiamo al Big Bench in questo percorso, chi scrive non è un tifoso di questo tipo di turismo.)
Poco più avanti passiamo un castagneto.

Castagneto e Valle del Tresinaro

Castagneto
La tradizione orale attribuisce la diffusione del castagno da frutto alla volontà della contessa Matilde di Canossa. Una delle leggende tramandate racconta di una “principessa amica del Papa” che abitava nella “bassa” che avrebbe spinto i poveri montanari a coltivare i castagni per sfamarsi. In un’altra versione si parla esplicitamente di Matilde che, nell’intento di mettere fine alle loro quotidiane richieste invece di elemosinare offrì piantine di castagno.

Poco prima di arrivare nei pressi del Castello di Carpineti si può ancora ammirare l’antico selciato della via Matildica.

Castello di Carpineti

Castello di Carpineti
La rocca di Carpineti, eretta in posizione strategica sulla sommità di una dorsale che domina le valli del fiume Secchia e del torrente Tresinaro, fu residenza della contessa Matilde di Canossa, che vi accolse papa Gregorio VII (1077). La rocca fu occupata nel tardo medioevo dalle milizie di Morello Malaspina e nel 1513 vi si installò il celebre bandito Domenico Amorotto. L’antico maniero è tutt’ora sormontato dall’alto mastio. Tutt’attorno residui delle primitive costruzioni feudali, avanzi di cortine murarie e, particolarmente interessante, la chiesa romanica di S. Andrea. Le rocce su cui è costruito il castello mostrano le belle forme rotonde di cui possiamo vedere formazioni veramente impressionanti in diversi luoghi durante questa passeggiata.

Vista sull’Appennino

Dal Castello continuiamo sul sentiero Sentiero Spallanzani (SSP) e faremo un tratto su un crinale in direzione est.

Perché si chiama Sentiero Spallanzani?
Lazzaro Spallanzani, perfetta esemplificazione dello scienziato del Settecento, uomo dai molteplici interessi e curiosità, capì una cosa importantissima: per studiare i fenomeni naturali non si doveva rimanere solo sui libri, o in laboratorio, ma si doveva uscire, osservare la natura, entrare in sintonia con essa; e a questo scopo, viaggiare, camminare. In quegli anni nasceva anche l’alpinismo europeo. Spallanzani usa le mani per arrampicarsi sulle Apuane, spinto da un insaziabile entusiasmo di conoscenza e si commuove di fronte allo spettacolo autunnale di un’estate che tarda ad andarsene mentre l’aria fredda dell’inverno soffia sul viso.
Era quindi inevitabile dedicare allo Spallanzani questo sentiero, che partiva da Scandiano (ora da Reggio Emilia), dove Spallanzani nacque, e attraversa tutte le fasce vegetazionali dell’Appennino reggiano, per concludersi a San Pellegrino in Alpe, sul crinale tosco-emiliano.
Le colline scandianesi sono il laboratorio per le sue prime osservazioni naturalistiche. Le salse del Regnano sono uno dei fenomeni da lui più studiati. Tutto l’Appennino è per lui terreno fertile per ricerche e osservazioni. La Garfagnana, oltre S. Pellegrino, è la meta di viaggi perigliosi in carrozza fino a Massa.

rocce mammellonate

Camminando questo tratto sul Sentiero Spallanzani abbiamo un’ampia vista sull’Appennino e vediamo curiose forme erose nella roccia dagli agenti atmosferici. Ogni tanto passiamo rocce mammellonate, facendone un luogo di richiamo per turismo geologico. Dopo aver goduto dello spettacolo di queste forme a volte piuttosto bizzarre arriviamo in una zona più boscosa e poco dopo teniamo la sinistra e iniziamo a scendere. Passiamo davanti ad un castagneto per poi arrivare al CAI 618 che andremo a seguire. In questo tratto il percorso scende abbastanza ripidamente su un sentiero con molte pietre prima di raggiungere la SP7 (Via San Vitale). Attraversiamo questa strada asfaltata e proseguiamo sul 618G. Questo è uno dei percorsi nelle vicinanze di Carpineti che non si trovano nel sistema della R.E.E.R. Sembra che lo stesso comune di Carpineti abbia sviluppato con entusiasmo percorsi per promuovere il turismo rurale locale. Ad ogni modo, questo percorso ci porta attraverso un tratto di bellissimi boschi intervallati da campi aperti che sono spesso ricoperti di erba medica. Al momento (seconda metà di agosto), lungo questo tratto troviamo molti rovi che a volte sembrano completamente neri, tanto sono carichi, in attesa che qualcuno venga a raccogliere…… Il sentiero conduce infine al torrente Tresinaro dal quale seguiremo la valle.

Nei pressi del Tressinaro, il paesaggio è un po’ più selvaggio e troviamo parecchi piccoli ruscelli, tutto questo ancora in una zona abbastanza boscosa.
Nell’ultimo tratto prima di tornare camminiamo infatti lungo un tale torrente e se prestiamo attenzione possiamo vedere le belle pareti rocciose che sono state formate accanto ad esso dall’erosione nel andare del tempo.

Il percorso

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