Una camminata attraverso un ambiente boschivo meravigliosamente vario nella zona di Pavullo. I punti salienti lungo il percorso includono il Ponte del Diavolo e il Castello di Brandola.
Questo percorso ha un approccio diverso rispetto alla maggior parte degli altri itinerari in questa zona, e così abbiamo più spesso panorami e camminiamo attraverso le parti più tranquille delle foreste. C’è anche un passaggio poco visitato con bellissime arenarie, alcuni dei quali hanno una forma che ricorda quella dei funghi.
Il percorso parte dal cimitero di Frassineti. All’ingresso del cimitero è presente un rubinetto con acqua potabile (non in inverno). Da qui entriamo direttamente nel bosco e seguiamo strade forestali facilmente percorribili.
Superiamo alcuni castagneti e un rudere. Presto arriviamo alla Base Scout Valcinghiana. Ci sono alcuni tavoli da picnic attorno all’edificio, quindi se non ci sono i scout possiamo sederci lì per un po’.
Da lì proseguiamo attraverso il bosco dopo il quale arriviamo alla Casa del Postino. Si trova su un’area aperta, che ci offre una bellissima vista. L’edificio risale al 1850 ma ora è un rudere. Sbirciando dentro la casa vediamo ancora alcuni frammenti di ruote di legno.
Presto entriamo di nuovo nel bosco e attraversiamo una zona con una sorprendente varietà di specie di alberi.
In questa prima parte della camminata dobbiamo salire parecchio, ma ora raggiungiamo una specie di cima e diventa meno faticoso. A questo punto arriviamo al sentiero CAI da Monzone al Ponte del Diavolo che seguiremo.
Il nostro percorso segue ancora facili strade forestali e fino al Ponte del Diavolo dobbiamo salire o scendere veramente pochissimo.
Chi presta attenzione noterà che qui il terreno è diverso e che ci sono piante speciali, come l’erica.
Ponte del Diavolo
Misteri Modenesi – I segreti del Ponte del Diavolo.
Il Ponte del Diavolo è uno degli elementi naturali più inspiegabili del territorio modenese. Posto tra Pavullo e Lama Mocogno, il Ponte Ercole, o meglio il Ponte del Diavolo, nulla a che vedere con un edificio infrastrutturale costruito dall’uomo. Infatti seppur la sua forma a ponte possa tendere una trappola, per la sua forma irregolare e la sua posizione in mezzo alla montagna, si tratta di un enorme monolite.
Il Ponte è alto 3 metri e lungo 33, rappresentando un inspiegabile esempio di sviluppo della natura, tanto che i contadini montani credevano fosse opera del Diavolo. La roccia arenaria immersa in una fitta boscaglia è stata modellata a forma di arco dall’erosione e dagli agenti atmosferici, permettendo la sua percorribilità per la sua lunghezza, ma attenti a dove andate.
Infatti secondo la leggenda infilare la testa nel foro si trova in una delle protuberanze richiamerà il Diavolo che vi decapiterà. Quindi, siete avvertiti….
Perché il ponte prende il nome dal Diavolo? Secondo la leggenda un agricoltore della zona più bassa della montagna, che doveva percorrere ogni giorno un lungo tragitto per evitare un fiume, chiese al Diavolo di costruirgli un ponte in cambio della sua anima. Satana accettò e raggiunta la vetta della montagna portò pian piano giù il monolite, ma arrivato nel luogo in cui si trova oggi vide un sabba di streghe e fu tanto preso dalla musica che non si accorse che era arrivata l’alba. Visto il Sole dovette fuggire lasciando lì il ponte.
Anche al Ponte del Diavolo ci sono anche alcuni tavoli da picnic, uno dei quali addirittura in una capanna coperta.
Superato il Ponte del Diavolo seguiremo il percorso che porta al consueto parcheggio che utilizza chiunque voglia ammirare questo bellissimo fenomeno naturale con il minor sforzo possibile. E cosi, nelle belle domeniche può esserci molta folla lungo questo tratto. Per fortuna il tratto è breve e una volta superato il parcheggio non vediamo quasi più nessuno.
Dopo il parcheggio del Ponte del Diavolo iniziamo la discesa, dapprima facilmente su una strada asfaltata senza uscita. La strada termina presso una casa, che il nostro percorso CAI aggira sulla sinistra. Poi il sentiero attraversa un altro pezzo di bosco, ulteriormente caratterizzato dalla presenza di bellissime arenarie. In questo tratto scendiamo abbastanza ripidamente fino al castello di Brandola e il sentiero non è ovunque molto agevole. A volte c’è un’arenaria che dobbiamo superare.
Talvolta queste hanno forme molto suggestive che ricordano i funghi. Colpisce anche la crescita delle felci su queste formazioni rocciose.
Questa parte più difficile termina quando arriviamo al Castello di Brandola. Naturalmente facciamo un giro attraverso l’antico Borgo.
Il castello di Brandola
Dell’antico castello di Brandola si hanno notizie sin dall’ XI secolo, epoca in cui faceva parte del sistema di fortificazioni della contea di origine longobarda di Gombola o Gomola. Nel corso della seconda metà del 200 il borgo fortificato fu al centro delle aspre lotte che opposera i Guelfi ai Ghibellini, fu in seguito conquistato da Guidinello III Montecuccoli, concesso in feudo ai Pio di Carpi (i quali lo eressero a Podesteria) e, all’inizio del XVII secolo, ai Zavagli di Ferrara.
Il borgo antico di Brandola
Varcato l’antico arco d’ingresso, il paesaggio che si pone dinanzi allo sguardo è “da cartolina”. Attraversando l’unica strada presente, si possono osservare gli edifici che compongono da secoli il nucleo dell’antico insediamento di Brandola. Protagonisti sono i dettagli delle abitazioni come conci a vista, piccole tettoie in legno, porte ad arco, fioriere e lampioni rustici.
Proseguendo lungo il cammino, s’incontrano la Podesteria e la torre campanaria, ricavata dall’adattamento di una parte del castello.
La Chiesa di Brandola
Accanto all’arco d’ingresso del borgo, sulla destra, posizionata sulla cima di una piccola altura, vi è la Chiesa di Brandola, ex Chiesa di Sant’Urbano, edificata nel 1875 utilizzando parte delle rovine dell’antico castello.
Essa presenta un impianto longitudinale, con navata unica e abside polilobata. La facciata, di semplice bellezza, presenta un prospetto diviso in due ordini raccordati da volute, conclusi da un timpano triangolare. La tinteggiatura bicroma suddivide lo spazio in specchiature, cinque nel registro inferiore e tre in quello superiore. Al centro del registro inferiore è situato il portale sormontato da una lapide contenente la dedica alla chiesa, mentre in quello superiore, in asse col portale, si trova un rosone.
In passato, all’interno della chiesa era custodita la “Croce di Brandola”, un capolavoro realizzato nel 1494 dagli orefici modenesi Jacopo e Antonio da Porto. Attualmente è sconsacrata.
Dal Castello di Brandola proseguiamo il nostro percorso attraversando un altro bellissimo pezzo di bosco in cui scorrono anche alcuni ruscelli.
Nel tratto successivo continuiamo a seguire facili strade forestali e strade campestri che seguono un po’ il limite del bosco. Qui troviamo un po’ di agricoltura e allevamento di bestiame e occasionalmente passiamo davanti ad alcune case e chiese che sono ancora costruite nello stile originale della zona.
Dato che spesso si attraversano tratti aperti, la vista su quest’ultimo tratto è garantita.